Grafica

FAQ

Domande frequenti

Responsabile Tecnico all’Albo Nazionale Gestori Ambientali

CTP – Procedure legali

Rifiuti

Autorizzazioni ambientali

Emissioni in atmosfera e aerodispersi in ambiente di lavoro

Terre e rocce da scavo

Caratterizzazioni e Bonifiche Ambientali

Geofisica

FAQ

Le domande frequenti sul Responsabile Tecnico all’Albo Nazionale Gestori Ambientali

Chi può essere Responsabile Tecnico Albo Nazionale Gestori Ambientali?

L’incarico di Responsabile Tecnico Albo Gestori Ambientali può essere ricoperto dal legale rappresentante, dal titolare, da un dipendente oppure, da una figura esterna all’azienda.
Per provare la sua preparazione deve superare una verifica iniziale e le successive verifiche di aggiornamento quinquennali.

Cosa serve per iscriversi all'Albo Nazionale Gestori Ambientali?

Per poter effettuare l’iscrizione all’Albo Gestori Ambientali è necessario nominare un Responsabile Tecnico e rispettare i requisiti minimi definiti dall’Albo.
I requisiti si dividono in: Requisiti soggettivi comuni a tutte le Categorie di iscrizione, Requisiti dell'impresa e dell'ente, Requisiti di idoneità finanziaria e Requisiti di idoneità tecnica (mezzi, attrezzature, dipendenti). Per l’iscrizione alla Categoria 9 Classe A, come indicato dell’ Art. 1, comma 1 della delibera Comitato Nazionale Albo n. 1/2013, le imprese devono dimostrare di avere eseguito entro il termine dei 5 anni che precedono la domanda d'iscrizione, oppure prendendo in considerazione i migliori 5 anni dell’ultimo decennio, interventi di bonifica, anche parziali che hanno concorso ad un intervento complessivo di bonifica, per un importo complessivo non inferiore all’importo convenzionalmente stabilito in € 13.000.000. L'esecuzione degli interventi di bonifica è documentata dai certificati di regolare esecuzione o di collaudo rilasciati dal committente o dalla stazione appaltante.

Cosa fa il Responsabile Tecnico Albo Gestori Ambientali?

Il compito del Responsabile Tecnico Albo Gestori Ambientali è principalmente quello di assicurarsi che l’impresa si occupi in modo corretto della gestione dei rifiuti, vigilando sulla corretta applicazione della normativa e verificando l’idoneità ed il mantenimento delle attrezzature.

Cerco responsabile tecnico bonifiche

Sul sito dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali, nell’area “Elenco iscritti” è possibile consultare l’elenco completo di tutte le aziende iscritte all’Albo con relativi Responsabili Tecnici.

FAQ

Le domande frequenti sulle Autorizzazioni Ambientali

A.I.A., A.U.A., V.I.A. e V.A.S: cosa sono e a cosa servono?

AIA = Autorizzazione Integrata Ambientale.
Autorizza l’esercizio di una installazione a determinate condizioni che ne garantiscano la conformità ai requisiti di prevenzione e riduzione dell’inquinamento. Interessa ad impianti quali centrali di ripompaggio gas, raffinerie, acciaierie, impianti chimici e altre attità.
AUA = Autorizzazione Unica Ambientale.
Si applica alle piccole-medie imprese e agli impianti non soggetti all’AIA.
VIA = Valutazione di Impatto Ambientale.
Si applica a singoli progetti come strade, elettrodotti e impianti industriali.
VAS = Valutazione Ambientale Strategica.
Si applica a piani e programmi che riguardano settori di attività come ad esempio quello dell’energia, dei trasporti o della gestione dei rifiuti.

Cos’è l’AIDA per le autorizzazioni ambientali?

L’AIDA è l’Applicativo Integrale di Autocontrollo sviluppato da ARPA Lombardia che tutti i Gestori degli stabilimenti AIA sono tenuti a compilare annualmente.
I dati raccolti con l’AIDA sono utilizzati come base per poter eseguire le attività di verifica ispettiva da parte di ARPA Lombardia e per le valutazioni e i controlli da parte della Regione e delle Autorità Competenti.

Cos'è la dichiarazione PRTR?

La dichiarazione o protocollo PRTR (Pollutant Release and Transfer Registers) è il primo strumento internazionale legalmente vincolante che obbliga l’istituzione di registri nazionali sull’inquinamento. Questi registri sono informatizzati e accessibili al pubblico e consentono di informare su chi genera sostanze inquinanti e quali e su come sono distribuite sul territorio nazionale.

FAQ

Le domande frequenti su Caratterizzazioni e Bonifiche Ambientali

Cos’è un piano di caratterizzazione?

È un piano di indagine ambientale che viene approvato in Conferenza di Servizi e poi realizzato in contraddittorio con gli Enti preposti, generalmente ARPA - Agenzia Regionale Protezione Ambiente, al fine di verificare, attraverso specifiche analisi chimiche di suolo/sottosuolo e acque sotterranee, se il sito oggetto dell’indagine è potenzialmente contaminato, cioè le concentrazioni riscontrate nelle matrici ambientali superano le CSC - Concentrazioni Soglia di Contaminazione.
Nella pratica, un piano di caratterizzazione ambientale consiste nella raccolta di dati storici per la ricostruzione di tutte le attività produttive che si sono succedute sul sito, nella verifica dei luoghi di accumulo e stoccaggio di rifiuti e/o materie prime, nell’individuazione di vasche e serbatoi interrati e/o fuori terra, pozzi disperdenti, reti di sottoservizi, e verifica dell’eventuale presenza di centri di pericolo.

Cosa significa bonifica ambientale? In cosa consiste la bonifica di siti contaminati?

La normativa, in particolare l’art. 240 di D.Lgs. 152/2006, definisce una bonifica ambientale come “l’insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento/le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello inferiore alle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR)/Contaminazione (CSC)”.
La bonifica ambientale, viene eseguita nel caso in cui, a seguito della predisposizione del piano di caratterizzazione e all’analisi di rischio sito-specifica, il sito in oggetto sia stato classificato come “contaminato” (contaminato = concentrazioni dei contaminanti sono superiori alle CSR-Concentrazioni Soglia di Rischio).
Le bonifiche ambientali consistono quindi nello svolgere tutte quelle attività necessarie perché un sito dichiarato “contaminato” in seguito a specifiche indagini ambientali possa divenire “non contaminato”.

Qual è la tecnologia per la bonifica di terreni contaminati?

La bonifica in caso di contaminazione del suolo può avvenire tramite diverse tecnologie:
1- tecnologie in situ con la degradazione in loco dei contaminanti o trasformazione degli stessi in sostante non tossiche per l’uomo e l’ambiente;
2- tecnologie on site con l’escavazione del suolo contaminato e del suo trattamento in un impianto/sistema di processo installato presso il sito contaminato;
3- tecnologie off-site con l’escavazione del suolo contaminato e del suo trasporto in specifici impianti di trattamento.

Qual è la differenza tra Bioremediation e Phytoremediation?

Il Bioremediation o Biorisanamento è una tecnica di bonifica ambientale basata su microrganismi in grado di biodegradare e detossificare i contamianti presenti in un ecosistema.
Il Phytoremediation o Fitorisanamento è una branca del Biorisanamento e consiste nell’utilizzo di piante terrestri o acquatiche che permettono la bonifica di terreno, acqua o aria. Queste specie vegetali, definite iperaccumulatori, sono in grado di fitoestrarre metalli pesanti o indurre la naturale degradazione di composti.
La differenza tra queste due tecniche “verdi” sta quindi nel fatto che il Biorisanamento utilizza microbi, mentre il Fitorisanamento le piante.

Qual è la tecnologia per la bonifica solventi clorurati nelle acque di falda?

I solventi clorurati vengono utilizzati sia in campo civile che industriale. L’inquinamento dovuto da queste sostanze interessa in genere le acque di falda. La bonifica di questi solventi è molto importante a causa della loro tossicità.
Esistono diverse tecniche in grado di ridurre e risolvere questo problema. Il sistema più utilizzato in Italia è il Pump & Treat (spesso particolarmente costoso nella fase di gestione a causa della lunga durata del trattamento), ma la soluzione in situ che risulta più promettente è il trattamento chimico di ossidazione/riduzione (ISCO) mediante iniezione di specifiche sostanze che reagiscono con i contaminanti e/o il biorisanamento che permette di sfruttare i batteri naturalmente presenti nei siti contaminati per degradare questi solventi.

Qual è la tecnologia per la bonifica cromo esavalente nelle acque di falda?

Il cromo esavalente è un metallo pesante molto utilizzato in ambito industriale e in particolare nel settore metallurgico, chimico e tessile.
Quello che rende il cromo esavalente uno dei più pericolosi inquinanti ambientali è il suo essere tossico, cancerogeno ed estremamente solubile in acqua. Una volta che raggiunge l’acqua di falda è in grado di diffondersi ad ampio raggio. Un sito inquinato da questo tipo di contaminante va trattato in tempi rapidi per raggiungere i limiti stabiliti dalla normativa.
Le principali tecnologie di bonifica applicate ai casi di contaminazione da Cr(VI) si basano sul raggiungimento di condizioni riducenti e/o sulla disponibilità di elementi donatori di elettroni (reazioni sia chimiche che biologiche).

Qual è la tecnologia per la bonifica idrocarburi nelle acque di falda?

Gli idrocarburi sono i principali componenti di gasolio, benzina e kerosene. Sono tra i più comuni inquinanti sia di terreni che di acque di falda.
Per questo tipo di contaminazione, le tecnologie in-situ (senza rimozione della matrice contaminata) sono più efficaci in caso di idrocarburi più leggeri, mentre per quelli più pesanti sono necessari interventi on-site (tramite rimozione della matrice inquinata e trattamento in un’apposita area all’interno del sito).
Anche in questo caso gli interventi di biorisanamento risultano essere i più adatti sia dal punto di vista di costi/tempi che per quanto riguarda la sostenibilità ambientale.

Come si effettua una bonifica/dismissione di serbatoi interrati?

La dismissione di serbatoi interrati può essere distinta in 3 macro-tipologie di intervento: dismissione con rimozione, dismissione con messa in sicurezza definitiva e dismissione con messa in sicurezza temporanea.
Ogni operazione di dismissione prevede necessariamente interventi di bonifica interna e pulizia, svuotamento completo del serbatoio e delle tubazioni, certificazione “gas-free”, accertamenti e indagini ambientali del suolo/sottosuolo, operazioni di messa in sicurezza o bonifica dei terreni e relazione di fine lavori.

Come avviene la bonifica di terreni contaminati da amianto friabile e compatto?

Gli interventi devono essere effettuati da aziende specializzate in grado di eseguire tutte le attività richieste dalla legge.
L’iter da seguire per il progetto di bonifica è:
1- esecuzione di indagini preliminari e analisi ambientali
2- preparazione del piano di lavoro da sottoporre all’ASL/ATS di competenza
3- rimozione e confezionamento dei rifiuti secondo le procedure stabilite dalle norme
4- trasporto e smaltimento rifiuti
5- monitoraggio ambienti bonificati.

Cosa deve essere eseguito in caso di incidente che può determinare rischio per l'ambiente?

Secondo quando indicato nell’art. 242 del DLgs 152/06 è necessario:
1- eseguire attività di messa in sicurezza;
2- comunicare agli Enti competenti l’evento accaduto;
3- verificare gli eventuali superamenti delle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione) nelle matrici ambientali coinvolte (acque sotterranee o suolo/sottosuolo);
4- nel caso di superamento delle CSC notificare tali superamenti agli Enti competenti e procedere alle operazioni di messa in sicurezza operativa/analisi rischio/bonifica.

FAQ

Le domande frequenti sulla Geofisica

Cosa sono le indagini geofisiche del suolo?

Le indagini geofisiche del suolo sono delle indagini indirette (non distruttive) che servono a misurare le variazioni fisiche dei terreni (acqua di falda, cavità nel sottosuolo, ammassi rocciosi, anomalie, ecc.), le quali servono a loro volta per elaborare modelli geologici del sottosuolo.

Qual è la differenza tra sismica a rifrazione e sismica a riflessione?

La sismica a rifrazione viene utilizzata principalmente per indagare strutture che si trovano a basse profondità, mentre la sismica a riflessione viene utilizzata per strutture a profondità maggiori.
Sono entrambi metodi attivi, ma non invasivi che consentono di interpretare il sottosuolo.
Vengono utilizzati degli appositi strumenti posti sulla superficie del sito sede di indagine geofisica: la sorgente dell’onda e i ricevitori posti a diverse distanze tra loro.
In base alle caratteristiche fisiche del suolo quali la rigidità, la densità e l’elasticità, le onde generate dalla sorgente in superficie sono deviate o riflesse per poi essere registrate dai sensori (geofoni).

Cosa si intende per mappatura di sottoservizi e anomalie nel sottosuolo?

Tramite apposite tecnologie georadar è possibile individuare con precisione la posizione di eventuali sottoservizi e anomalie quali tubature, condotte/reti, serbatoi, vuoti/cavità, ordigni bellici o altro, presenti nel sottosuolo.
Una volta individuate le posizioni esatte e le profondità è possibile andare a mappare esattamente la disposizione di ogni sottoservizio a scopo ingegneristico, geotecnico e ambientale.

FAQ

Le domande frequenti su Emissioni in atmosfera e aerodispersi in ambiente di lavoro

Cosa si intende per emissioni in atmosfera?

Per emissione in atmosfera si intende una qualsiasi sostanza in stato solido, liquido o gassoso che, se introdotta nell’atmosfera, possa causare inquinamento atmosferico e quindi una modificazione dell’aria tale da costituire un pericolo per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Vige l’obbligo per ogni azienda, per essere operativa, una preventiva autorizzazione per le emissioni.

Cos’è UNICHIM n. 158:88?

UNICHIM è l’Associazione per l’unificazione nel Settore dell’Industria Chimica, ente federato all’UNI. Dal 2012 è diventato un Soggetto organizzatore di Prove Interlaboratorio accreditato ACCREDIA. Si occupa di sviluppare linee guida e svolgere attività di formazione rivolte ai laboratori di prova.
UNICHIM n. 158:88 è il manuale per la misura delle emissioni, la strategia di campionamento e i criteri di valutazione. Tratta le disposizioni amministrative e legali per quanto riguarda la valutazione oggettiva dell’inquinamento prodotto dalle emissioni gassose.

Valutazione dei rischi e aerodispersi in ambiente di lavoro: Cosa deve essere fatto?

Ogni datore di lavoro ha l’obbligo di eseguire la valutazione dei rischi redigendo il DVR ovvero, il Documento di Valutazione dei Rischi.
Per effettuare la valutazione dei rischi è necessario identificare tutti i pericoli connessi all’attività lavorativa, quantificare i rischi (rischio = probabilità che un pericolo si tramuti in danno) ad essa collegati e individuare le misure di prevenzione per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
Prima di procedere con la stesura del DVR è quindi necessaria una prima valutazione preliminare dei locali, dell’ambiente di lavoro, delle attrezzature, ecc.
Tra queste valutazioni rientra anche l’analisi degli inquinanti aerodispersi e cioè di tutti quegli inquinanti come polveri, fumi e vapori che una qualsiasi attività artigianale o industriale produce durante l’attività lavorativa e che vanno a disperdersi nell’ambiente di lavoro. È quindi di fondamentale importanza che questi inquinanti vengano monitorati periodicamente per la corretta protezione della salute dei lavoratori.

FAQ

Le domande frequenti su Terre e rocce da scavo

Cosa definisce il DPR 120/17?

Definisce le modalità di gestione di terre e rocce da scavo, le relative procedure di campionamento dei terreni e la loro caratterizzazione per il riutilizzo.

Testo integrale del DPR 120/17

Terre e rocce da scavo: quando sono riutilizzabili?

Terre e rocce da scavo sono riutilizzabili quando classificate come sottoprodotti e non rifiuti. Per essere qualificate come sottoprodotti devono soddisfare i seguenti requisiti:
- devono essere generate durante la realizzazione di un’opera, di cui costituiscono parte integrante e il cui scopo primario non è la produzione di tale materiale;
- il loro utilizzo è conforme alle disposizioni del piano di utilizzo (nell’esecuzione della stessa opera nella quale è stato generato o di un’opera diversa e in processi produttivi in sostituzione di materiale da cava)
- sono idonee ad essere utilizzate direttamente senza alcun ulteriore trattamento;
- il rispetto dei requisiti di qualità ambientale previsti dal D.Lgs 152/06;
- non devono costituire fonte di contaminazione diretta o indiretta per suolo, sottosuolo e acque di falda.

Nel caso in cui il materiale ottenuto rientrasse nella categoria rifiuti cosa bisogna fare?

Per le terre e rocce da scavo qualificate come rifiuti viene effettuato il deposito temporaneo attraverso il raggruppamento e il deposito preliminare alla raccolta presso il sito di produzione nel rispetto delle condizioni imposte dal D.Lgs 152/06.

Nel caso il terreno risulti contaminato cosa devo fare?

Nel caso di terre e rocce risultate non conformi alle CSC - Concentrazioni Soglia di Contaminazione Tab. 1 A/B dell’ Allegato 5, Titolo V, Parte Quarta del DLgs 152/06 e smi è prevista l’attivazione della procedura di bonifica ai sensi dell’ art. 242 o 242 Bis del Dlgs 152/06.

FAQ

Le domande frequenti su CTP – Procedure legali

Posso usufruire di questo servizio anche se per gli interventi in causa mi sono affidato ad un’altra azienda?

Sì, il CTP è nominato in quanto professionista esperto del suo settore e non deve necessariamente essere la stessa figura che si è occupata degli interventi in causa. Grazie alla nostra competenza tecnica del settore siamo in grado di svolgere tutti i compiti richiesti da questa figura.

Quali sono le differenze tra CTP e CTU?

Le principali differenze tra Consulente Tecnico di Parte e Consulente Tecnico d’Ufficio sono che:
- il CTU è nominato dal giudice, mentre il CTP dalle parti in causa. Ciascuna parte in causa può avere il proprio CTP;
- il CTU deve prestare giuramento, mentre il CTP no;
- il CTU svolge le operazioni necessarie per legge in quanto ausiliario del giudice, mentre il CTP ha il diritto/ruolo di assistere sia alle operazioni che alle udienze e di presentare osservazioni al giudice in difesa della parte in causa da cui è stato nominato.

In caso di procedure legali posso richiedere l’intervento del CTP?

Sì, un soggetto coinvolto in una causa o che intende intraprenderne una ha il diritto di richiedere l’intervento di un Consulente Tecnico di Parte che come professionista del suo settore andrà ad affiancare il CTU nominato dal giudice.

Quali sono i soggetti che devono ripristinare e risarcire i danni in caso di inquinamento?

Secondo il principio “chi inquina paga” i costi degli interventi di ripristino ambientale e dei risarcimenti dei danni gravano sui soggetti Responsabili dell’Inquinamento. Il principio di Rimozione dei Danni alla Fonte impone, inoltre, l’immediata rimozione della Causa e della Sorgente di Contaminazione.

FAQ

Le domande frequenti sui Rifiuti

In cosa consiste un’analisi di caratterizzazione dei rifiuti?

Con la caratterizzazione dei rifiuti si intende la raccolta di tutte le informazioni necessarie per il corretto smaltimento finale dei rifiuti. Obbligatoria per ogni tipo di rifiuto, deve essere eseguita nel rispetto delle prescrizioni di legge.
La caratterizzazione dei rifiuti deve essere svolta al primo conferimento e ripetuta ogni volta che avviene una variazione significativa nel processo che origina i rifiuti in oggetto. In ogni caso, quindi anche se non c’è nessuna modifica nel processo, va eseguita una volta all’anno.

Cos’è il MUD?

Il MUD o Modello Unico di Dichiarazione ambientale è il modello con cui devono essere denunciati i rifiuti prodotti da attività economiche che vengono trasportati, intermediati, smaltiti, avviati al recupero e raccolti dal Comune nell’anno precedente alla Dichiarazione. Questo modello ha quindi lo scopo di controllare quali e quanti rifiuti vengono prodotti e smaltiti.

Chi è "produttore di rifiuti"?

Secondo la normativa (art. 183 del DLgs 152/06 e art. 1 della Legge 125 del 6 agosto 2015) il produttore di rifiuti è sia “il produttore iniziale” (soggetto la cui attività produce rifiuti e il soggetto al quale sia giuridicamente riferibile la medesima produzione) sia chiunque effettua operazioni di pretrattamento, miscelazione o altre operazioni che modificano la natura o la composizione dei rifiuti prodotti dal produttore iniziale.
Ad esempio: in caso di uno scavo edilizio o di bonifica, il produttore di rifiuto può essere sia soggetto committente/proprietario dell’area sia l’impresa al cui attività origina concretamente il rifiuto.

Come devo compilare il registro carico/scarico rifiuti?

Il registro di carico/scarico rifiuti può essere definito come un registro di contabilità dei rifiuti ed è necessario come prova della tracciabilità dei rifiuti. Il produttore dei rifiuti deve conservare il registro per cinque anni dalla data dell’ultima registrazione.
Con carico dei rifiuti si intende quando il rifiuto viene generato e con scarico quando viene consegnato ad un trasportatore perché venga smaltito.
Ogni carico/scarico di rifiuti deve essere annotato entro dieci giorni lavorativi.
Nella prima parte del registro vanno inseriti tutti i dati del produttore come ragione sociale, codice fiscale, attività svolta, ecc.
Per ogni carico va registrata la data, il numero dell’operazione, il codice EER (Elenco Europeo dei Rifiuti) con la relativa descrizione, lo stato fisico, la classe di pericolosità HP nel caso di rifiuti pericolosi e la quantità prodotta in kilogrammi.
Invece, per ogni scarico vanno registrati in parte gli stessi dati che vengono compilati anche per il carico, ma con alcune differenze specifiche. I dati che vanno aggiunti sono i riferimenti al formulario dello smaltimento (si deve essere necessariamente in possesso della prima copia del formulario per poter procedere alla registrazione), i riferimenti al carico che ha prodotto quei rifiuti che si stanno scaricando, il destino del rifiuto (riciclato o smaltito), i riferimenti all’intermediario se presente nel formulario ed eventuali annotazioni utili aggiuntive.

Quali sono gli obblighi di legge per la gestione dei rifiuti pericolosi?

Con rifiuti pericolosi si intendono tutte quelle sostanze esplosive o infiammabili, potenzialmente infettive, tossiche, cancerogene e corrosive e per questo pericolose per l’uomo o per l’ambiente.
I rifiuti pericolosi sono certificati tali tramite l’assegnazione del codice EER (Elenco Europeo dei Rifiuti) relativo e caratterizzato dalla presenza di un asterisco.
I principali obblighi di legge per la gestione dei rifiuti pericolosi sono:
- deposito temporaneo: il produttore di rifiuti pericolosi deve provvedere al deposito temporaneo secondo le norme di legge. I rifiuti devono essere raccolti e avviati alle operazioni di recupero o smaltimento con cadenza bimestrale o in alternativa, quando il quantitativo di rifiuti pericolosi in deposito temporaneo raggiunge i 10 metri cubi. In ogni caso, se nell’arco di un anno non viene raggiunta la quantità di 10 metri cubi di rifiuti pericolosi si deve procedere comunque al recupero o allo smaltimento.
- divieto di miscelazione: è assolutamente vietato miscelare tra loro rifiuti pericolosi o rifiuti pericolosi con altri non pericolosi.
- raccolta e trasporto: durante la raccolta e il trasporto, i rifiuti pericolosi devono essere imballati ed etichettati in conformità alle norme vigenti in materia.

Quel che vedo nella natura è una struttura magnifica che possiamo capire solo molto imperfettamente, il che non può non riempire di umiltà qualsiasi persona razionale.

(Albert Einstein)